Situata nei pressi dell’attuale città di Derinkuyu, nella provincia di Nevşehir in Turchia, Derinkuyu è la più grande città sotterranea scavata in Turchia, profonda 85 metri e in grado di ospitare fino a 20.000 persone con animali e scorte di cibo.
Derinkuyu fa parte di una rete di città sotterranee presenti in Cappadocia.
Le caratteristiche di Derinkuyu
Elenchiamo le caratteristiche del luogo
- Le entrate potevano essere chiuse dall’interno con grandi porte di pietra rotolanti.
- Ogni piano poteva essere isolato separatamente.
- Includeva: torchi per vino e olio, stalle, depositi, refettori, cappelle e altri ambienti.
- Unico a Derinkuyu: una grande stanza con volta a botte al secondo piano, probabilmente usata come scuola religiosa.
- Presenti scale verticali tra il terzo e quarto livello che conducono a una chiesa nel quinto livello.
- Un pozzo di ventilazione profondo 55 metri serviva anche come fonte d’acqua.
Le analizziamo più approfonditamente in un articolo dedicato a Derinkuyu, mettendo in risalto elementi particolari o che proprio non tornano.
Evoluzione nel corso della storia
Storicamente l’opera è ricondotta, ma non vi è certezza, ai Frigi tra l’VIII e il VII secolo a.C. Durante l’epoca romana, i locali ampliarono il complesso con cappelle e iscrizioni, fino a raggiungere la forma attuale in epoca bizantina. Nel periodo bizantino fu usata come rifugio durante le guerre arabo-bizantine (780-1180 d.C.). Venne utilizzata anche nel XIV secolo contro le incursioni dei Mongoli di Timur e dopo la conquista ottomana, i cristiani la usarono per fuggire alle persecuzioni. Infine venne usata nel XX secolo da Greci e Armeni locali per proteggersi da eventi quali i massacri di Adana nel 1909 e venne abbandonata nel 1923 dopo lo scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia.
Era collegata a un’altra città sotterranea, Kaymakli, tramite tunnel di 8–9 km.
Riscoperta e turismo
Riscoperta nel 1963, quando un residente trovò una stanza nascosta dietro un muro durante lavori di ristrutturazione, venne aperta ai visitatori nel 1969 e dal 2016 circa la metà ne è visitabile.